SERGEJ SEMERNIN

Sergej Semernin – Makiivka – Repubblica Popolare di Donetsk (Donbass – Ex Ucraina) – 2018. Sergej ha una gamba amputata a causa di una mina antiuomo di fabbricazione Sovietica, conosciuta come Black Widow “La vedova Nera”.

 

MAKIIVKA – Sergej abita a Makiivka, una città in prossimità di Donetsk. E’ giovedi pomeriggio ed abbiamo appuntamento a casa sua per conoscerlo. Abita nella zona residenziale della città, ci sono piccole case con un pò di terra intorno, usate come orto o giardino.

Il Tenente Semernin viene ad aprirci lieto di riceverci e ci conduce nella sua piccola cucina. Ci presentiamo e subito ci tiene a precisare che: “Prima di iniziare a parlare è nostra usanza  dar da mangiare gli ospiti”. Perchè no, abbiamo pure saltato il pranzo. Dobbiamo assaggiare il suo “Borsch”, una minestra a base di barbabietola con verdure e pollo. Mentre lui sorseggia il suo tè ed io mi appresto a finire il mio piatto, iniziamo a parlare un pò della sua storia.

Allora Sergej, mi puoi dire il tuo cognome e la tua età?

Certo, il mio cognome è Semernin, sono nato a metà dicembre nel 1982.

Quando  ti sei unito all’esercito dei ribelli?

A giugno del 2014.

Cosa facevi prima?

Avevo un fast food e compravo macchine per affittarle. Una persona qualunque con il proprio lavoro.

Perchè hai deciso di combattere?

Ho partecipato alle proteste anti-Maidan a Odessa, prima che succedesse il massacro. Ma quando mi sono trovato a difendere la mia terra dall’esercito Ucraino allora ho deciso di combattere. Non fraintendermi, per me siamo tutti fratelli, apparteniamo allo stesso paese, però quando attacchi la terra in cui vivo cercando di ammazzarmi allora non importa più chi c’è dall’altra parte, io mi difendo.

Come hai imparato a combattere?

Nello stesso anno sono stato addestrato da persone con molta esperienza, che avevano combattuto in Cecenia e Afghanistan. Durante l’addestramento mi sono molto appassionato e nel 2015 ho iniziato ad addestrare personalmente altre persone.

Parlami un pò dell’incidente.

E’ successo il 21 giugno 2017, a Pavlopol. Stavo facendo strada ai miei compagni ed ho messo il piede nel posto sbagliato. Sono rimasto sempre cosciente mentre mi legavano la gamba e mi trasportarono all’ospedale di Donetsk.

Una mina…

Si, una PMN-1 Sovietica, nota come “Vedova Nera”.

…e poi la protesi…

Si, questa è già la seconda. La prima era più grande e mi limitava i movimenti, a dire il vero ne stò aspettando una terza.

Sei sposato?

Lo ero, poi ho divorziato.

La separazione ha a che fare con la guerra?

No, è successo prima.

Poi…

Convivevo con una ragazza che vista la mia passione mi disse di scegliere tra lei e la guerra.

…e tu…

Ho scelto la guerra.

Com’è cambiata la tua vita con una gamba artificiale?

All’ inizio come si può immaginare non è stato facile ma sinceramente non ho rimpianti, va bene così.

E adesso cosa fai?

Ufficialmente sono ancora convalescente ma il mio dovere lo farò in ufficio nella caserma di Donetsk.

Mi piacerebbe visitare la tua caserma…

Nessun problema, volentieri. Domani mattina venite a prendermi e andiamo insieme.

Ultima curiosità, dimmi qualcosa riguardo il tatuaggio che hai sul braccio.

E’ un lupo, per me simbolo di protezione…..e poi sono anche un pò un lupo solitario, spesso sto da solo con i miei pensieri.

Ti ringrazio per la tua disponibità, sei disposto a farti fare qualche foto?

Certo, perchè no.

Alla fine ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno seguente.